Argomento frou frou quello di una ruffle cake, mi spiace.
Anzi, non mi dispiace per nulla, perché gli antinfluenzali fanno degli effetti davvero notevoli, da allucinogeni o quasi e quindi è meglio approfittarne per cui oggi la cake è solo da vedere, non ci sono ricette, procedimenti, né storielle, o quasi.
Anche perché è una cake cadeau, una di quelle che non si mangia ma che si espone o si regala ad amiche che possono apprezzare l’oggettino mettendola in bella vista nelle loro cucine.
Questa è una di quelle, realizzata proprio solo per un’amica che sogna di fare la stilista e le auguro che prima o poi, in qualche modo, riesca ad arrivare al suo sogno.
Le ruffle cake sono di moda da un paio di anni, torte rivestite di morbidi volant, voluttuosi plisset, arricciature che si rincorrono parallelamente sulla superficie della torta con sfumature pastello. Molto fashion, se mi passate il termine orrendamente civettuolo.
Ci giravo intorno da un po’, pensavo fosse un po’ complicata, ma in realtà il procedimento è solo un po’ lunghetto ed ecco qui, e questa è la mia prima realizzazione di una ruffle cake.
Questa specie di collarino mi ricordava quelli in epoca elisabettiana che regine e dame mettevano al collo. Da piccola sognavo quei vestiti tanto che la genitrice mi confezionò un abito in raso rosso bordeaux per carnevale, ispirato a quell’epoca. L’anno successivo me lo sarei rimesso senza indugio, per quanto mi piaceva, ma si sa, i bambini lievitano, e così anche io, e l’abito lo abbandonai al suo destino di riciclo.
Mi rimase però, per moltissimi anni, la mania di coprirmi il collo con sciarpe, colli alti ed altro, anche a 40 gradi all’ombra. Chissà perché, ma per fortuna questa mania l’ho abbandonata e il collo finalmente se ne sta lì libero, da solo a sorreggere la fantastica testa che mi ritrovo.
Comunque queste arricciature mi son sempre piaciute, le trovo maledettamente affascinanti, belle, irresistibili. Ricordo di aver visto un documentario dove facevano vedere come, con un ferro rovente, un tempo si faceva la piega ai tessuti che dovevavo mantenere una forma, una ondulatura.
Quest’anno poi nelle recenti sfilate di Alexander Mc Quees a Parigi sono ricomparse queste arricciature, enormi vestiti spumeggianti dalle forme quasi architettoniche o floreali. Belliiiiiiiiiiiii!
Dire che mi piacciono è riduttivo, ma non ho assolutamente il coraggio di indossarne uno, dovrei essere trasparente per permettermi un coso di quelle fattezze e di quei colori. Ma solo sognare mi sta bene, anche perché riempirsi gli occhi fa comunque bene, no?
Quelli che vedete sono alcuni studi per le prossime ruffle cake che vi metto in anteprima.
Per i colori, ho iniziato con questo lilla da periodo quaresimale, ma credo che mi butterò su colori un po’ più decisi.
Sul top ho realizzato un fiore un po’ stropicciato come le arricciature che ho pazientemente stracciato per dare un effetto meno rigido, da sfogliatella!!!!
Et voilà, la ruffle è servita!
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Rufruf 🙂
la tua creativià a volte mi lascia basita!
Questa torta in realtà non l’ha mangiata nessuno, era un regalo, una torta da esposizione che ho regalato ad una mia amica. La sua anima era in polistirolo ma la copertura era vera, in pasta di zucchero. Questo fatto di fare torte finte (finte perchè l’interno non c’è) mi piace molto, è come regalare una piccola scultura, una tua piccola opera da mettere sotto vetro. 🙂
Mi piace molto questa creazione nei toni del viola… chi l’ha mangiata?