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Total black Vuitton e i fiori di Dior

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Si sa il nero/black è  il colore chic per eccellenza, il colore dei creativi che si vestono dalle scarpe ai cappelli di nero, il colore che ti risolve ogni macchia inopportuna ma se  ti vesti di nero e hai un gatto bianco, beh,  passi quindici minuti con la spazzola prima di uscire di casa.

Nelle favole il nero è il colore del cattivo, delle streghe, della morte, il colore dell’oscurità, delle tenebre, dell’inconscio, dei demoni.

Come colore può essere definito come la mancanza di tutti i colori che formano la luce, ma anche la combinazione dei tre pigmenti primari che assorbono la luce e che quindi costruiscono il nero.

Il nero è poi visto come un colore che genera tensione e in Occidente è usato con una connotazione soprattutto negativa, mentre al contrario in alcune tribù africane è invece associato alle nubi, ai temporali, alla pioggia e quindi prende una significato positivo, legato alla vita.

In Cina invece, il nero non ha nessuna connotazione positiva o negativa in quanto simboleggia l’acqua o il cielo, e per loro è perció un colore dall’aspetto neutro, in stretta relazione con il concetto di profondo e di fluido (acqua) essendo anche uno dei colori della teoria dei Cinque Movimenti.

Sempre in Occidente e in tempi passati, il nero era considerato un colore difficile da ottenere per cui era percepito come un colore prezioso, e chi si vestiva di nero era perciò considerato non solo elegante, ma anche portatore di lusso.

Nella moda poi è un colore  passepartout adatto a tutte le stagioni ed occasioni (tutte tutte secondo me no….), ma sicuramente è segno di eleganza, non viene collegato ad una stagione, si adatta a tutto, riesce a far digerire anche accessori stravaganti e colorati, viene considerato da molti “noioso ma risolutivo” e sicuramente è il colore più venduto se non altro perchè …. “snellisce”.

Colore formale è stato per molti fashion designer la loro iniziale cifra stilistica, come per esempio negli anni ottanta,  per Yohji Yamamoto o Comme des Garçons, nel periodo in cui furoreggiavano nel Regno Unito il punk, i dark, il new-romantic e gothic, tutti movimenti di nero vestiti.

Ma come dimenticare il tubino nero, il LBD, little black dress di Givenchy indossato da quell’icona di stile di Audrey Hepburn?

Quest’anno poi all’ultima passerella per Louis Vuitton di Marc Jacobs al Fashion Week di Parigi il total black è stato scelto per la collezione PE2014 non solo per le creazioni, ma soprattutto per la scenografia ideata per la sfilata.

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Marc Jacobs
fonte: www.businessoffashion.com

Un ambiente tutto nero, dall’immagine new gothic dove una enorme giostra e una fontana, che zampillava vivacemente, facevano da  sfondo a piume, trame, merletti, disegni floreali, tutti rigorosamente neri, degli abiti dell’ultima collezione di Jacobs che dopo sedici anni lascia Vuitton. Un quasi lutto…….

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Ma una cosa esiste se esiste il suo contrario.

E quindi, sempre a Parigi, sempre per il Fashion Week, si è potuto vedere, anzi ammirare, l’esplosione di colori della sfilata di Dior negli esterni del Museo Rodin.

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Quasi un boato di luce dalla tavolozza impressionista ha accolto la sfilata avvolgendo gli spettatori e gli abiti in un caleidoscopio mutevole.

Tanto era profondo il nero di Vuitton, quanto sembrava di essere immersi in un quadro di Monet da Dior.

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Sicuramente Christian Dior sarebbe stato estasiato da questa scenografia vegetale, lui che nato a Granville, in Normandia all’inizio del ‘900, ha trascorso i primi anni di vita a Les Rhumbs, la residenza della famiglia (suo padre era un ricco industriale), una villa in stile anglo-normanno del tardo ottocento con un giardino quasi botanico.

Al giardino di Les Rhumbs Dior rimarrà sempre legato, luogo di rifugio durante la prima guerra mondiale e ricordo di una nostalgia profonda dopo il 1929, quando la villa fu venduta all’asta dal padre ormai trascinato nella crisi economica di quegli anni.

Di questa maison de famille Christian Dior conserverà la memoria dei fiori, dei colori, dei profumi che in qualche modo cercherá di replicare nella sua creatività, ideando abiti come corolle, profumi sentiti e mai dimenticati durante il suo periodo di iniziazione botanica.

Le linee Corolle e Tulipe sono un omaggio a un Eden sempre cercato nelle sue residenze, nei suoi  parchi, o meglio enormi giardini da collezionista botanico. Si dice che i suoi giardini erano talmente traboccanti di piante che  si “camminava sui fiori”.

Le rose, i mughetti (cuciti negli orli dei vestiti), i biancospini, gli eliotropi, i lillà, la gardenia ma anche la resina del pino e il muschio per i profumi e poi per i colori, i papaveri, il nasturzio, la malva …..l’immagine di lui che scappava appena poteva nei suoi piccoli paradisi per fare il giardiniere, ma che comunque e sempre, faceva esplodere nel suo lavoro la passione per la botanica  in una forma di arte quasi sensoriale.

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Sicuramente  sarebbe stato estasiato da questa esplosione di colori che l’ultima sfilata della sua Maison, ormai passata ad altre mani da tempo, ha messo in scena facendo scendere sulle teste degli spettatori e sulla collezione di Raf Simons, Wisteria e Delphiniums pendenti a grappoli multicolours.

Dai fiori di Dior al nero di Vuitton, questa piccola cake che ho realizzato si è ispirata, tra forme e colori, a queste immagini che mi sono rimaste maledettamente impresse negli occhi e che difficilmente potranno essere replicate.

Possono solo essere, in qualche modo, fonte di ispirazione e aspirazione al bello.

Questa semplice cake è dedicata a ciò.

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